La Sardegna è il cuore antico del Mediterraneo con la sua incredibile storia geologica e una natura primordiale che è energia, magnetismo.
Se penso a questa terra, penso al suo granito rosa lavorato dal vento in grado di produrre montagne arrotondate, coste frastagliate conosciute in tutto il mondo.
Anche il tempo in Sardegna sembra trascorrere diversamente e una forza quasi atavica sopravvive al contemporaneo ed anzi quasi si rafforza. Una semplicità primordiale qui assume una potenza straordinaria nelle forme architettoniche — nuraghe o villaggi formati da stazzi di pastori — così come nelle voci dei Tenores e nella danza dei Mamuthones.
Il granito copre più dell’80% del territorio dell’isola, e granitici sono la determinazione e l’orgoglio sardo.
Percorrendo la costa o l’entroterra, tra i boschi di lecci o le siepi di lentisco, oppure che emergono dalle acque, vi capiterà di certo scorgere massi granitici solcati dal tempo, spaccati da radici, levigati dalle acque o arrotondati dal vento.
Si presentano paradossalmente con forme morbide, fantasiose e a volte incredibili: tutto questo è inconfondibilmente sardo, morbidezza e durezza che convivono.
Il popolo sardo nelle sue tradizioni vive profondamente il legame con la terra e con la natura.
Fateci caso: nel passo ritmato dei Mamuthones, nel suono cadenzato dei campanacci, nella durezza drammatica delle maschere nere, si può facilmente leggere la pesantezza che ricongiunge fermamente a terra, si sente il lento procedere degli armenti, i venti che solcano la terra.
Una civiltà che mi piace definire della “raffinatezza pastorale”, dove il pastore diventa quasi una divinità o un sovrano delle campagne.
Letto in questa chiave, forse anche l’abusato pranzo con i pastori offerto a tutti i turisti della Barbagia dovrebbe essere vissuto diversamente: con la consapevolezza che non ci si siede semplicemente a tavola, ma si condivide la cultura, il sapere, la socialità di una civiltà antichissima.
Non mangerete solo del maialetto arrosto, ma vi ciberete dell’identità di un popolo.