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Pittori itineranti e borgate della Valle Susa

sabato 14 settembre 2024

Viaggio di gruppo
14 settembre 2024
Iscrizione entro il 8 settembre 2024
Posti totali 18 • Partenza garantita a 15 iscritti

75 €

Storie dipinte per un Rinascimento Europeo sulle montagne di Bardonecchia e Sauze d'Oulx

Pittori itineranti, raffinatezze gotiche, architetture alpine dove la severità della pietra fa da scrigno a vivaci colori di cicli di affreschi che parlano di un rinascimento di respiro europeo a volte impensabile in località e valli così appartate, ma che forse un tempo erano molto più centrali di oggi. Luoghi attraversati da cammini di fede, da floridi commerci ed inseriti in una dimensione politica  differente da quella che prese forma dopo l’avvento dei Savoia ed il trasferimento della capitale a Torino. Una centralità che racconta storie legate al Delfinato che spesso si ritrova in stemmi scolpiti, fontane e toponomastica, nomi di artisti ed opere che è ora di riscoprire ricomponendo tessere di un mosaico della storia della arte troppo spesso focalizzata sui grandi nomi e su aree geografiche preferenziali. Ad un visitatore attento queste vallate, la natura circostante e la ricchezza del patrimonio potrà apparire tutt’altro che minore ed è giunto il momento di fare maturare questa consapevolezza. Noi invitiamo lungo un itinerario che punta ad essere da invito alla conoscenza di un capitolo della storia dell’arco alpino e d’Europa davvero entusiasmante. Bardonecchia e Sauze d'Oulx con le rispettive borgate non saranno più solo luoghi dello sci e delle vacanze sportive, ma anche loghi di contemplazione, tradizioni transfrontraliere e eccellenze gastronomiche.

Partenze da
Cuneo e Torino
In Terre di Granda Club
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Mattina: Le gemme di Melezet

Arrivo a Bardonecchia presso la borgata Melezet, dove la nostra visita ha inizio con la cappella di San Sisto in località Pian del Colle all'imbocco della Valle Stretta. Edificata sul finire del Quattrocento, la piccola cappella campestre è posta in posizione panoramica ed è impreziosita sia all'esterno che all'interno da cicli pittorici realizzati tra il 1475 e il 1546.All'esterno, la facciata, protetta da un ampio sporto in legno, presenta un frammentario Giudizio Universale, realizzato con un'impostazione simile a quella dell'analogo tema iconografico presente a Jouvenceaux, attribuito al cosiddetto Maestro di Savoulx, pittore legato all'ambiente dei Serra di Pinerolo attivo presso le parrocchiali di Savoulx e Rochemolles nei primi decenni del Cinquecento. L'interno presenta invece, sulla parete meridionale, le raffigurazioni dell'AnnunciazioneSan Cristoforo San Sebastiano, realizzate nel 1475 su committenza di Matheus André e attribuiti alla mano di Bartolomeo e Sebastiano Serra. La parete di fondo, separata dall'aula di preghiera da una cancellata lignea, ospita invece il tema iconografico principale: le scene della vita di San Sisto II papa. Distribuite su più registri, le scene furono realizzate tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento e raffigurano la vita e il martirio del pontefice, avvenuto sotto l'impero di Valeriano. Sulla parete settentrionale, infine, è presente una Crocifissione datata al 1546.È da segnalare che al centro dell'altare, in corrispondenza di un decoro che simula un prezioso tessuto in broccato, era collocata originariamente l'ancona di San Sisto, opera di un anonimo scultore noto come il Maestro della Madonna di Savoulx, realizzata intorno al 1470/80 e ora custodita presso il Museo di Arte Religiosa Alpina di Melezet che sarà la nostra prossima tappa e che raggiungeremo con una breve passeggiata priva di difficoltà.Il Museo ospita opere di oreficeria, statuaria lignea, dipinti e paramenti provenienti dai luoghi di culto più significativi della zona. Le testimonianze artistiche vanno dal XV al XX secolo e tra di esse si trovano numerosi oggetti esposti in occasione della prestigiosa mostra "Valle di Susa. Arte e Storia dall'XI al XVIII secolo", tenutasi a Susa nel 1972 e alla GAM di Torino nel 1977. Tra le opere esposte spiccano le tavole dipinte provenienti dalla cappella del Coignet, opera del Maestro del Coignet datata al 1490-1500; la croce processionale del 1520-29, opera dell'orafo brianzonese Yppolite Borrel; la splendida Madonna lignea opera del Maestro della Messa di San Gregorio, datata al primo decennio del 1500; l'ancona lignea raffigurante San Sisto e la Madonna col Bambino, opera del Maestro della Madonna di Savoulx datata al 1470/75 circa; una serie di reliquiari a braccio databili al XVII secolo e alcuni contraltari in cuoio impresso e dipinto. Ultima tappa della mattina sarà la Cappella Notre Dame de Coignet Coignet (l’edificio è raggiungibile tramite un sentiero in salita e con un cammino di circa 10 minuti). Edificata prima del 1496 ed ampliata all'inizio del XVI secolo, la cappella del Coignet è situata in località Pian del Sole, su un panoramico poggio che domina le frazioni Les Arnauds e Melezet di Bardonecchia. Essa conserva sulla facciata ed all'interno affreschi realizzati da tre diversi frescanti tra la fine del XV e il terzo decennio del XVI secolo. Esternamente, sulla facciata, sono presenti un'Annunciazione, un grande San Cristoforo e un santo identificato con Sant'Antonio abate o San Gerolamo, assegnati dalla critica ad un anonimo frescante attivo intorno al terzo decennio del Cinquecento Gli affreschi interni furono invece realizzati nel 1496, su committenza di un tale Jean Guy, da un pittore probabilmente legato all'atelier dei pinerolesi Serra, ma dotato di personalità autonoma, attivo anche presso la parrocchiale di Rochemolles. A questo frescante sono attribuite le scene della parete absidale, raffiguranti la Pietà, la Visitazione di Maria a Elisabetta e San Grato, oltre alla scena del martirio di Sant'Agata posta sulla parete ovest. Ad esso si affiancò un più modesto aiuto che, in epoca coeva rispetto alla sua attività, realizzò le scene dedicate alla Vita della Vergine poste sulla pareti ovest e est e la figura del Cristo del Dolore situata nello sguancio della finestra.


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Seconda colazione. Rochemolles e le Cajettes o Cabiette

Per la nostra seconda colazione, vi conduciamo nella borgata di Rochemolles, un gruppetto di case alle pendici delle montagne sul confine con la Francia, al di lá del torrente anch’esso chiamato Rochemolles. Sono collegate alla strada da un piccolo ponte in pietra decorato da cassette in legno piene di fiori colorati che ci accompagnano anche lungo le vie della borgata. Qui ci attende la nostra pausa prevista per le ore 13.00. Per chi lo desidera abbiamo riservato dei posti con ordinazione alla carta e pagamento sul posto presso il ristorante la Fouie’ , ambiente caldo e accogliente ricavato da un’antica baita in legno e pietra. Dall’antipasto al dolce tutto è fatto in casa, molta cura viene posta nella scelta delle materie prime, la maggior parte delle quali provengono dall’orto interno.

Un piatto d’altri tempi le Cabiette di Rochemolles raccontano tutta la genuinità della vita di montagna. La primavera spazzava via l’inverno e nei prati spuntavano le prime ortiche che unite alle patate di coltivazione e alla toma d’alpeggio creavano un piatto dal sapore inconfondibile per tutti gli abitanti del borgo. è un piatto fatto di ingredienti della terra, ancora oggi la sua ricetta viene tramandata di famiglia in famiglia con tutte le varianti che la caratterizzano, stiamo parlando delle Cabiettegnocchetti di patate crude ortiche, toma stagionata d’alpeggio e farina di segale.Questa ricetta è originaria di una frazione di Bardonecchia in Alta Val di Susa, per questo viaggio di gusto ti portiamo con noi alla scoperta di Rochemolles, un piccolo borgo montano situato ai piedi della “Dzigh” di Rochemolles come veniva chiamata la diga in dialetto.


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Pomeriggio: borgate alpini, antiche fontane e cammini di fede

Nel pomeriggio rraggiungiamo a pochi passi la chiesa parrocchiale, citata dai documenti già nel 1296, ma la sua struttura attuale è frutto di una riedificazione completa realizzata tra il 1452 e il 1456. Essa si presenta a navata unica con il coro e una cappella laterale impostati sulla fiancata meridionale e conclusa da un presbiterio a volte costolonate.Il campanile, curiosamente "mozzo", era originariamente edificato in stile romanico delfinale, ma una valanga caduta sul paese nel 1749 ne asportò completamente le guglie, che non furono più ricostruite. Recentemente restaurata: ospita sull'arco santo una splendida Annunciazione, realizzata sul finire del Quattrocento dal cosiddetto Maestro del Coignet e della Ramats, mentre la cappella di S. Sebastiano, posta a destra dell'ingresso, è decorata con le scene della vita e del martirio del Santo, attribuite all'opera del Maestro di Savoulx e realizzate probabilmente nei primi decenni del Cinquecento. Significativo è anche l'apparato ligneo, testimoniato dallo splendido soffitto a cassettoni decorato con stelle dipinte, di tardo Quattrocento, e dalla tribuna realizzata nel 1758 reimpiegando forse alcuni elementi cinquecenteschi.Tra gli arredi sono da segnalare il leggio intagliato del 1621 e due dipinti di primo Settecento, realizzati da Laurent Dufour di S. Michel de Maurienne. Si ritorna quindi a Bardonecchia per una tappa alla Chiesa Parrocchiale di Sant’Ippolito di forme ottocentesche che prese il posto della più antica Santa Maria ad Lacum di cui sopravvive solo la torre campanaria romanica. L’interno conserva importanti testimonianze di scultura e intaglio. Il retable dell’altare maggiore è ascrivibile allo stile di Jacques Jesse di Embrun, attivo in Alta Valle nell’ultimo quarto del Seicento.  La struttura presenta quattro colonne tortili con tralcio di vite e due nicchie laterali contenenti le statue di Sant’Ippolito e San Giorgio. Il dipinto centrale raffigurante la Madonna col Bambino, Sant’Ippolito e San Giorgio, è attribuibile alla bottega dei Dufour, originari di Saint Michel de Maurienne. Il retable ingloba, in basso, una predella scolpita a bassorilievo e dipinta, datata alla seconda metà del XV secolo e attribuita ad un artista affine alla bottega dei Serra di Pinerolo. In essa è raffigurata al centro l’ultima cena, affiancata a sinistra dalla preghiera di Cristo nel Gestemani e a destra dalla cattura di Gesù.Sul presbiterio si conserva un’altra straordinaria opera di intaglio, il coro ligneo acquistato da don Vachet nel 1829 dall’abbazia di Novalesa e realizzato tra il 1435 e il 1440 da un anonimo maestro savoiardo. Il complesso, purtroppo decurtato, si compone di 16 stalli a cella sovrastati da un baldacchino con le figure policrome degli apostoli che presentano gli articoli del Credo e dei profeti che recano le relative concordanze nell’Antico Testamento, inframmezzate da elementi animali e vegetali. Interessanti anche il fonte battesimale in marmo grigio-rosa del Melezet, decorato con gli stemmi di Francia, del Delfinato e dei De Bardonnéche e realizzato da Jean Roude Gros di Melezet nel 1573, l’anconetta della Vergine, il San Sebastiano datati alla fine del XV secolo e l’altare transetto destro del XVII sec. Tempo a disposizione per una tappa caffè e merenda magari presso la pluripremiata pasticceria-gelateria Ugetti prima di prendere la via di ritorno, facendo ancora una breve tappa alla borgata Jovenceux presso Sauze d’oulx. Qui nel cuore della borgata sorge una cappella, nota dal 1498. Essa conserva affreschi esterni ed interni databili tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, attribuiti alla bottega dei pittori pinerolesi Bartolomeo e Sebastiano Serra, molto attiva in quell'arco di tempo in Valle di Susa, nel pinerolese e alle porte del Canavese.Gli affreschi esterni, molto noti, presentano un maestoso Giudizio Universale in facciata, impostato secondo i canoni medievali, mentre la parete laterale rivolta a nord ospita le raffigurazioni dell'Annunciazione, di San Michele, Sant'Antonio, San Cristoforo e due piccole scene dedicate alla Buona e Cattiva Comunione e alla Confessione.  Sono numerose le cappelle della valle di Susa dedicate a sant'Antonio abate, santo particolarmente venerato dalle popolazioni alpine, che nell'iconografia tradizionale è spesso rappresentato con un maiale ai piedi. E' infatti dal grasso di questo animale che i frati antoniani, nati nel XII secolo, traevano i medicamenti utilizzati per la cura dell'ergotismo, intossicazione alimentare dovuta alla cosiddetta "segale cornuta", comunemente nota come "fuoco di Sant'Antonio". I frati antoniani erano soliti portare al collo una croce "a Tau", a forma di T, che spesso compare anche sugli architravi e in altri elementi decorativi degli ospedali e delle chiese dove essi operavano e che è visibile anche sopra la porta principale della Cappella di Sant'Antonio a Jouvenceaux.

Al termine rientro nelle località di provenienza e termine dell'itinerario.


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