In una Barcellona effervescente ed in piena trasformazione secondo il Plan Cerdà, con una borghesia crescente e dalle buone disponibilità si apre un periodo dove la ricerca di un nuovo linguaggio artistico e l'affermazione di un orgoglio catalano sono gli ingredienti fondamentali per Gaudi', Montaner e Cadafalch che re-inventano il volto della città. Chi sono questi protagonisti, quali le loro opere e le peculiarità? Ecco qui una guida utile per capire il Modernismo.
Barcellona moderna è sinonimo del suo reticolato di isolati che per chilometri ritma l'ampliamento studiato dal grande urbanista Ildefons Cerdà nel 1855 per l'ampliamento ovvero l'Eixample che oggi è un quartiere considerato centrale e che ospita alcuni dei capolavori modernisti della Spagna. Strade tracciate secondo un preciso orientamento, ampiezza della carreggiata regolata dalla sua gerarchia all'interno del tessuto urbano, limite massimo di piani e di cubature costruibili per isolato, in grado di garantire sempre presenza di verde e standard igienici di qualità; tra i tanti elementi quello maggiormente caratterizzante è lo "smusso" degli isolati a 45° in grado di trasformare dei semplici incroci in vere e proprie piazze di pubblico utilizzo. Qui Cerdà stesso prevede chioschi, panchine e fontanelle che rendono questi spazi utili alle attività di quartiere. A partire dal 1855 le lunghe strade vengono tracciate con imponenti lavori sulle infrastrutture, creando il reticolo dove gli architetti modernisti fecero a gara per firmare gli interventi più innovativi per la ricca borghesia della città.
Modernismo, questo concetto porta con sè una ricerca di qualcosa di moderno rispetto ad un passato considerato come un modello non più attuale. Una rottura insomma con quanto l'accademia e la cultura tradizionale proponeva. Siamo nella seconda metà del XIX secolo quando comincia a farsi strada, a partire dalla Gran Bretagna della Rivoluzione Industriale, un sentimento di ritorno ad un passato che è culla dei valori fondanti della nazione e che in qualche modo è più autentico nel suo rapporto con la natura e la bellezza che al contrario l'industrializzazione rischia di annientare. Dalle Isole Britanniche il movimento Arts and Crafts, attraverso le parole del suo grande teorico William Morris, diventano ispiranti per tutta una generazione di artisti europei. Sarà da questo primo seme che la ricerca di un ritorno al creato porterà alla rottura degli schemi decorativi classici verso forme sinuose e che imitavano la natura. D'altra parta il recupero di forme medievaleggianti e un saper fare artigianale sono un simbolico ritorno alle origini della cultura di riferimento per molte di quelle nazioni che si stavano formando e con esse i rispettivi movimenti nazionalisti. In Italia allora fu Liberty, in Belgio e Francia l' Art Noveau, in Germania Jugendstijld, in Austria Secesssione ed in Spagna? Proprio il nostro Modernismo! Se tuttavia pensate che il Modernismo sia sinonimo di Gaudì allora vi sbagliate, perchè i protagonisti e le forme espressive furono molteplici e tutte di estremo valore. Al volgere del nuovo secolo le grandi Esposizioni Internazionali ed in particolare quelle del 1888 e poi quella del 1929 segnarono il calcio d'inizio ed il tramonto di questo movimento che a tratti riprendevano il passato gotico catalano, accenti arabeggianti, forme sinuose ed organiche tutte permeate da una convinta adesione al nazionalismo catalano.
(1850-1923) Montaner fu un uomo politico attivo e docente al Colegio de Arquitectura. Nel 1888 firma l'edificio per il ristorante dell'Esposizione Internazionale oggi conosciuto come il Castell dels Tres Dragons e sede del Museo di Zoologia. Qui le forme curvilinee dal sapore arabeggiante e medievale segnano la pietra miliare di inizio del modernismo ed è per questo che Montaner è considerato il padre del movimento. Per chi visita Barcellona, una delle tappe più gettonate è il Palau de la Musica Catalana che rappresenta uno degli apici dell'attività del nostro architetto. L'uso del mattone, il rimando alle architetture del passato, l'utilizzo dei rivestimenti in ceramica dipinta tradizionale ed anche le forme fiorite e sinuose creano un contesto fiabesco ed a tratti monumentale. L'interno come l'esterno non lasciano tregua ad una continua narrazione fatta da gruppi scultorei e mirabolanti superfici decorate ispirate al mondo naturale che sembra scristallizzarsi nelle vetrate, nelle raffinate lampade in ghisa e nelle fantasiose superfici in maiolica smaltata. Un' architettura come casa della Musica Catalana popolare che nello spirito nazionalistico ha la velleità di sposarsi con la grande tradizione operistica europea per elevarsi. Un luogo imperdibile per comprendere la visione che animava questi grandi architetti catalatani è l'ospedale di San Pau e San Creu che rappresenta il più vasto complesso modernista, oggi protetto dall'Unesco. Un'ospedale concepito per essere bello e per dare sollievo a chi già aveva la pena della malattia. Spazi ampi, giardini avvolgenti, sale belle e funzionali...una modernità che ancora oggi ci fa rimpiangere un tempo andato.
Montaner lo riconsocerete sempre per il dialogo tra il mattone e la vivacità di mosaici storicisti e luminose ceramiche dal tocco fiabesco.
Considerato l'ultimo dei Modernisti e discepolo di Montaner, Josep regala a Barcellona una molteplicità variegata di progetti alcuni realizzati sull'elegante Paseo de Gracia che nei primi anni del '900 era nel pieno della sua costruzione ed un vero laboratorio per gli architetti del periodo. Qui costruì la Case de les Punxes o Casa Amaltlier proprio confinante alla notissima casa Battlò e il rimando al mondo gotico catalano ed ai timpani fiamminghi medievaleggianti sono una cifra stilistica che lui stesso abbandonerà per un maggiore razionalismo preludio al monumentalismo che lo vedrà protagonista nella realizzazione del Padiglione della Spagna ovvero il Palazzo Nazionale per l'Esposizione del 1929, oggi sede dello straordinario Museo delle Arti Catalane. Qui nulla del primo e romantico Cadafalch sopravvive in nome di una scala gigante e citazioni del mondo classico. Forse la realizzazione che meglio rappresenta questo suo ultimo periodo sono le 4 colonne ioniche che nel 1919 erigi nei pressi della Fontana Magica ai piedi della cascata monumentale che consuce al suo colossale Palazzo Nazionale.
Lo sapevate che Gaudì durante i suoi studi in archietettura non brillava propriamente e la sua laurea sarà parecchio fatica seppure i suoi stessi docenti riconobbero in lui il segno di una personalità differente dalle altre. DI umili origini, sin da giovane conobbe l'arte del rame e dei metalli lavorati che inqualche modo lo segnarono per tutta la sua vita.. non a caso uno dei primi lavori assegnati dalla Municipilatà saranno dei lampioni in ghisa che ancora oggi decorano la Placa Real. Da un inizio fortemente segnato da reminisceze ecclettiche e citazioni di stili passati arabeggianti, medievaleggianti si fa strada sempre più una ricerca personale che si ispirava alle forme della natura. Così sempre più le architetture di Gaudì cominciano ad essere plasmate più che costruire e seppure le singole forme di balconi, tetti, comignoli ed aperture rimandano a grotte, dinosauri, nidi, ossa umane ed una molteplicità di altri elementi naturali...a guardare bene nessuno di esso li raffigura, piuttosto lui si ispira alle forme ed anche alle caratteristiche statiche che la natura ha e che per la sua perfezione deve essere imitate. In questo modo la Sagrada familia divnta una foresta di alberi e come i fusti degli alberi stanno in piedi senza bisogno di sostegni, così Gaudì riesce a realizzare una cattedrale che ha la luminosità gotica, ma che non ha bisogno di contrafforti perchè si ispirà alla capicità delle natura di sorreggerli liberamente. La genialità di Gaudì e nell'approccio alle tematiche che lo rendono in effetti differente da chi è venuto prima e da chi lo seguirà. Fervente credente, nazionalista accanito finirà i sui giorni investito da un tram durante unoa delle sue passeggiate nella sua Barcellona per la quale stava realizzando il grandioso tempio esppiatori della Sacra Familia.
Quando si parla dell'architettura di Gaudì si sente spesso associare la parola organica per questo continuo rimando al mondo degli organismi viventi ed in effetti provate ad osservare i dettagli delle maniglie, delle sedute, delle forme modanate dei colmi dei tetti, della riconoscimbile forma a parabola "catenaria" che realizza in molte delle sue architettura, dopo tanto osservare vi sarà chiaro sempre che aldilà di qualsiasi ricerca estetica a Gaudì interessava la funzione, l'ergonomia e la praticità per le quali rompe davvero il legame con ogni forme di accademismo per scrivere un nuovo linguaggio.
In matemativa, la catenaria è una particolare curva iperbolica, il cui andamento è quello caratteristico di una fune omogenea, flessibile e non estensibile, i cui due estremi siano vincolati e che sia lasciata pendere, soggetta soltanto al proprio peso. (wikipedia)
Ecco in base a questa definizione immaginetevi il nostro Gaudì che con una fune e dei pesi ben posizionali lungo di essa simulava il carico del suo arco o della sua volta e ponendo uno speccio al di sotto aveva un perfetto "rendering" di quello che intendeva costruire. Visitando il sottotetto della Pedrera avrete modo di incontrare alcune rispoduzioni di questi esperimenti che vi faranno ben capire l'approccio al problema statico di Gaudì.