Quante sono le città come Parigi che sono fatte della stessa sostanza dei sogni? Si, questo è il titolo dato al nostro itinerario ed io, sul Frecciarossa di rientro per Milano, sento davvero che sono stato smosso nell’animo da una sensazione avvolgente, inspiegabile e con un certo grado di dipendenza. No! Non si tratta semplicemente dei luoghi meravigliosi che ho visitato e vado ricercando altre spiegazioni a questo stato di piacevole ebrezza che mi ha pervaso. Come una droga ... entra in circolo, appena messo piede sui marciapiedi della città, ti rendi conto che sei arrivato e che quella di fronte a te può essere solo e soltanto Parigi con i suoi caffè ad ogni angolo di strada, i tavolini rotondi e troppo stretti per essere "umanamente accettabilii", con sopra la caraffe d’eau e una grand tasse di caffè con avventori tendenzialmente vestite di nero che parlano concitatamente per ore del sesso degli angeli. Qui e là spuntano i primi scorci di tour Eiffel, la collina di Montmartre, le piazzette alberate, i ponti, i lampioni, le fermate della metro, le insegne blu e verdi delle strade, la pietra bionda delle case... et voilà.
Ci vuole davvero un battito di ciglia e capisci che se questa città può essere pericolosa…crea dipendenza!
Sotto il cielo di Parigi..... succede che ... (prendetevi un paio di minuti per ascoltare le meravigliose parole di questa canzone di Edith Piaf).
Sono trascorsi parecchi giorni dal nostro viaggio a Parigi dove il titolo provocatorio è stato: “fatta della stessa sostanza dei sogni”. A distanza di tutto questo tempo quasi inevitabilmente una sensazione di piacere e nostalgia subentra e non mi è successo spesso durante le mie numerose visite a Parigi. La volta precedente mi aveva quasi dato fastidio il senso di abbandono sociale e la vista dei numerosi clochard accampati in mezzo ai marciapiedi in totale noncuranza. In questa occasione, mi sono reso conto di come un viaggio di gruppo sia veramente un esercizio di costruzione "dosata" di esperienze diverse ed in questo caso il risultato è stato totalmente convincente. Il giorno dopo il nostro ritorno lo scoppio delle tensione sociali in città tuonano su tutti i giornali e televisioni ed è stato quasi un risveglairsi dal “sogno”. Un Sogno che non significa un approccio non autentico e superficiale, minaccia sempre molto in agguato in città, ed anzi abbiamo dimostrato che in una Parigi dell’overtourism, itinerari alternativi, contemplativi, immersivi ed emotivi sono possibili senza essere superficiali. La sostanza dei sogni ci ha alimentato per 7 giorni e Parigi a distanza di giorni ancora la cerchi nei ricordi, ne desideri il ritorno, perchè questa nostra Parigi ha creato dipendenza! Attenzione quindi al dosaggio,
Al Lapin Agile le movenze, l’ironia, l’amore per la città che trasuda nel carillon di esibizioni, quell’atmosfera informale dove ti trovi seduto al tuo tavolo al fianco di uno/una chansonnier (non potrei definirli differentemente) che con te interagisce e ti trasporta nella Parigi dei cantautori. Esci ed i lampioncini sulle ripide discese con i mancorrenti che segnano le pendenze con una doppia linea parallela sono esattamente la Montmartre che sognavi e che ancora “debolmente” esiste. All’emozione di quelle poche stanzette piene di parole, note e storie riesci persino a dimenticare la Montmartre sbagliata ovvero quella del turismo chiassoso che si accalca a Place de Tartre, o sulla gradinate del Sacro Cuore alla ricerca dell’ultimo selfie e così poco interessato all’anima che ha reso grande questo pezzo di città.
Complice la notte e l’ora tarda, le strade si svuotano e le luci dei lampioni belle époque sono tutte per noi, che riusciamo addirittura a fare quegli scatti che nel pomeriggio furono impossibili, ma soprattutto riusciamo a contemplare la città, ad immaginare pittori, artisti e personaggi che vissero e calcarono i marciapiedi di Montmartre rendendola mitica.
La musica come sempre ha un ruolo importante e non puoi esimerti dal creare una tua playlist che attraversa le epoche; Parigi ha sfornato mostri sacri che hanno creato la perfetta colonna sonora da mettere in cuffia per camminare, anzi “volare” lungo ogni angolo della città: Jean Birkin, Edith Piaf, Serge Gainsbourgh, Jacques Brel, Dalida e molti altri ancora.
Purtroppo noi dobbiamo andare perchè l’ultima funicolare scende a mezzanotte e la sensazione è che vorresti continuare all’infinito a danzare sui tetti della città….
Qui di seguito vi lasciamo un paio di esibizioni della serata, che non saranno un granchè come qualità sonora, ma risentirle per chi c'è stato offrono comunque una gran bella emozione.
Prendi una delle dimore più lussuose di Francia, illuminate il giardino di centinaia di candele, sedetevi al tavolo del ristorsante che affaccia sullo storico giardino accolti dal proprietario di casa... e il dubbio vi verrà .... sogno o son desto!?
Vaux Le Vicomte, un nome che i miei compagni di viaggio fanno fatica a ricordare, ma che per me rappresenta il mito assoluto prima ancora di Versailles per essere quel caposaldo della storia del giardino alla francese e per quella magia fatta di feste, spettacoli, banchetti orchestrati da Vatel, Le Brun, Le Nôtre talmente fastosi da avere fatto ingelosire il re, quella notte del 17 agosto 1661.
Ho il piacere di presentarvi Jean-Charles Le Vogüé, da cinque generazioni impegnato nella cura e valorizzazione di Vaux Le Vicomte che questa sera (il 6 settembre 2025) ha trovato il tempo per accoglierci ed augurarci una buona serata. Jean-Charles ci regala un momento di protagonismo che ci appaga anche per avere dichiarato il suo sangue italiano grazie alla madre Cristina Colonna di Palliano. Insomma, come per una inaspettata connessione empatica, ci sentiamo quasi a casa, ma soprattutto abbiamo lasciato la sensazione di essere visitatori di un museo per diventare ospiti di una serata davvero speciale ed iniziata con aristocratica eleganza. Il prosieguo non è di certo meno appagante e domani come faremo a meno di sentirci principi a corte? Anche questo è tutta colpa della strana assuefazione che Parigi ti provoca.
Su una terrazza che domina il parterre del giardino, i nostri eleganti tavoli vestiti di fiandra bianca sono un percorso di sapori impiattati con maestria e con l'attenzione di antiche ricette e frutti antichi coltivati nell'orto del castello. Da qui lo spettacolo del tramonto e poi del calare della sera è supremo. Alle facciate dalla pietra dorata baciata dal sole si sostituiscono le flebili luci allineate alla perferzione delle candele che segnano le prospettive barocche del giardino. Uno spettacolo che rende facile il lavoro d'immaginazione che ci trasporta in quella notte del 1661 dove tutto doveva essere perfetto per l'arrivo della corte: le sale illuminate, il fastigio degli affreschi e delle statue di Le Brun, i giardini formali di Le Nôtre che ospitarono i commensali tra giochi d'acqua e ricche cornucopie che diventavano tavoli per la cena preparata dal grande maestro di cerimonie Vatel. Doveva essere stata una di quelle notti che cambiarono la storia dello stile francese, ma anche il futuro del buon ministro Fouquet, che forse peccò di ingenuità e troppo zelo.
Nel 1661 il castello di Vaux Le Vicomte era terminato. Un’autentica meraviglia, i nobili facevano a gara per essere invitati, La Fontaine, il famoso autore delle Favole, e Molière erano di casa. Il 17 agosto 1661 l’inaugurazione ufficiale, con una grande festa alla presenza di Luigi XIV il Re Sole: spettacolo teatrale firmato da Molière, banchetto sontuoso preparato dallo chef François Vatel e pietanze servite su piatti d’oro, più gran finale di giochi d’acqua e fuochi d’artificio nei giardini. E come disse proprio Molière “ alle sei di sera Fouquet era il re della Francia, alle 2 del mattino non era più niente”. Sobillato dal ministro Colbert e furioso per l’ostentazione di ricchezza del suo sovrintendente, Luigi XIV fece arrestare Fouquet pochi giorni dopo da un drappello di moschettieri guidati da D’Artagnan. In un processo farsa venne accusato di corruzione, peculato e lesa maestà. La corte lo condannò all’esilio, ma il re, che avrebbe voluto la condanna a morte, commutò la pena nel carcere a vita: Fouquet fu condotto nella fortezza di Pinerolo, in Piemonte, all’epoca possedimento francese, dove sarebbe morto nel 1680, in circostanze misteriose, forse avvelenato per ordine di Colbert. E chissà che non fosse proprio lui il prigioniero con la “maschera di ferro” recluso nella fortezza…
Esite un cuore antico della città di Parigi sulla Rive Droite, laddove tra Ilê de la Citè, Chatelet e Place de la Bastille si concentrano i tracciati di antiche vie medievali, antichi mercati, torri e conventi che sul finire del XVI secolo hanno dato vita al nuovo quartiere del Marais attorno alla famosa Place des Vosges. Un quartiere con ben due palazzi reali che si susseguirono nel tempo rendendolo il luogo dove tutti quelli che contavano dovevano vivere. Di secoli ne sono passati e momenti di glorie e di decadenza hanno attraversato quelle strade sino agli anni 70 quando è iniziata la valorizzazione di questo angolo dall'atmosfera sospesa come in una vera isola circondata dalla grande Parigi.
E' un caldo pomeriggio di inizio settembre quando entriamo su Place de Vosges che con la sue atmosfere calde ed eleganti ci accoglie. I tetti d'ardesia spioventi delle dimore allineate sul perimetro, i mattoni rossi e le arcate di pietra dorata dei portici leggermente ribassati sono inconfondibili; le botteghe che si susseguono ed il vociare della gente nei giardini al centro della piazza all'ombra della statua di Enrico IV, sono un corollario perfetto a cui toglierei solo quelle auto parcheggiate o in transito che rovinano la poesia senza tempo. Qui mi siedo in un tavolino di Carette per godermi una Delice aux framboises ed un caffè in tazza grande. Per me Place des Vosges significa regalarmi un momento da Carette e viceversa, un attimo di contemplazione di quel microcosmo che è il Marais. Il Marais mi inebria con i sentori sensuali e intriganti delle botteghe di raffinati profumi che accompagnano il tuo passeggio tra vetrine curiose e locali arcobaleno che portano allegria al quartiere a tutte le ore del giorno e della notte. Ristorantini Kosher, giardini segreti, piccoli musei in sontuosi palazzi con eleganti bistrot. Qui le regole del vestire svaniscono e tutto diventa possibile, ma rimane d'obbligo una certa raffinata eccentricità che deve fare i conti con il fatto che Parigi e pur sempre capitale della moda e dell'estetica fru-fru. Che sia un baschetto rosso, una maglia a righe bianca e blu, un accessorio vintage o un total black... tutti i linguaggi sono ammessi e diventano meravigliosi da vedere in uno spettacolo umano libero, leggero e sognante. Il Marais offre opportunità per soggiornarvi lungamente, ma indipendentemente dal tempo che avrete a disposizione se qui vi annoierete allora ritenetevi non all'altezza del quartiere. Se invece volete sentirvi liberi, uscite ed immaginate cosa vi potrebbe fare sentire liberi e concetetevi queste meravigliosa esperienza...la libertà del Marais.
Ci sono poche città che vivono nel perennemente in una sorta di romanzo come Parigi. Quante storie, romanzi, leggende, film, immagini hanno contribuito a costruire l'immagine iconica. Quante storie vi vengono in mente:
e persino la morte di Lady D al ponte de l'Alma, tutto contribuisce ad alimentare il mito e se ci pensiamo bene queste storie ci hanno accompagnato negli anni, ci siamo affezionati ad esse ed hanno ispirato sogni, le abbiamo amate e ad esse abbiamo abbinato l'immaginario della città.
Di fronte a questo sorrido in una delle sale del Museo Carnavalet, dove una ghigliottina in miniatura diventa un vezzoso orecchino in oro che le signore "di tendenza" ostentavano orgogliosamente in tempo di Rivoluzione, sembra ancora sentirle urlare.... Libertè, Egalitè, Fraternitè!
Beh se bisogna sognare allora facciamolo con le immagini del sensuale Tango messo in scena nel film Moulin Rouge nel 2001 sulle note di Roxanne... semplicemente onirico!
Parigi e la luce, un binomio indissolubile sin dall'innovazione delle lampade a gas e poi dell'energia elettrica. Le grandi esposizioni, i romantici lampioni, gli sfavillanti palcoscenici di Pigalle, l'iconico lampadario dell'Opera Garnier, le mille-luci dei dehors dei bistrot ad ogni angolo di strada, le grandiose vetrine degli atelier di moda, la scintillante illuminazione della Tour Eiffel all'inizio di ogni nuova ora .... la luce prende forma nell'aria di Parigi e diventa qualcosa di materico, di tangibile e dalla grande forza teatrale. Le luci si rispecchiano nelle acque della Senna regalando romanticismo, anche quando piove e le pozzanghere rispecchiano le luci della città.
Poi venne un giorno il 15 aprile 2019 e il cielo di Parigi fu illuminato dalle alte fiamme dell'incendio di Nôtre Dame lasciando tutti increduli di fronte al crollo di uno dei simboli più noti della città. Il giorno dopo la città si rialza ed uno dei più incredibili cantieri di restauro prende vita. Un restauro che ha implicato scelte non necessariamente ed universalmente condivise, ma oggi la cattedrale di Parigi è nuovamente lì, più splendente che mai. Anche io, da italiano integralista del restauro conservativo e con la puzza sotto il naso, mi sono dovoto ricredere di fronte ad un luogo che è rinato non solo come luogo d'arte, ma soprattutto nella sua sacralità. Rimani quasi spiazzato quando un cameriere mentre ti serve la cena, ti descrive il suo senitre la nuova Nôtre Dame così spirituale da amarla ancora più di prima.
Decidiamo quindi che il modo migliore per godere di questo luogo non può essere una visita guidata, ma un concerto di musica sacra, che ha riempito le navate, ha vivificato le vetrate ed è arrivato diritto al cuore di tutti noi... affondando un altro colpo da maestro ... una fenice che rinasce dalle ceneri de alimenta ancora una volta il mito della città. Cliccate e entrate con noi in Nôtre Dame sulle note che hanno risuonato nella nostra meravigliosa serata.
Scintillante, trasognante, sorprendente, evanescente, divertente, elegante, fantasiosa è la Parigi della Belle Epoque che ci ha lasciato luoghi e capolavori che hanno ancora oggi l'effetto di provocare una sorta di stordimento, un senso di vertigine e una meravigliosa sensazione di euforia. Niente assenzio...tranquilli non è necessario, ma in qualche modo si può ancora oggi percepire quella gioia di vivere un epoca ruggente, positiva, ambiziosa che a Parigi aveva trovato la sua capitale naturale. Passate in rassegna le foto raccolte nel nostro vagare tra "passage", passaggi coperti collegati l'uno all'altro come un sinuoso serpente nel cuore della città; iconiche fermate della metropolitana; lampioni e fontanelle e poi ancora monumentali biblioteche innondate di luce, la Samaritaine, Printemps e Lafayette ovvero le gallerie commerciali del lusso con cupole fiorite dove ogni capriccio trova spazio e poi ci sono le sontuose sale ristoranti come Chez Maxim ed i ponti fastosi come l'Alexandre III o la svettante tour Eiffel che dopo più di un secolo ci ipnotizza per la sua inconfondibile silhoutte. Possiamo davvero fare a meno di girovagare nella capitale del superfluo, dove divertirsi a trovare antiche botteghe di rigattieri, libri antichi, lussuose scatole di cioccolatini e fiori cristallizzati, profumi e abiti vintage? In fondo è bello sentirsi leggeri come l'insostenibile leggerezza di una città fatta della sostanza dei sogni.
Non ci credete ancora...beh allora venite con noi la prossima volta, ma poi non diteci che non avevamo ragione. Parigi crea dipendenza.
A te che quando senti il solo pronunciare la parola Parigi ti illumini, a te che vivi nei suoni del francese che da sempre coltivi ed insegni, a te che negli anni hai acquistato libri imbrobabili di grammatica francese che "mitragli" di post-it colorati delle forme più impensabili; a te che ti innamori di ogni atmosfera a patto che sia francese e che sogni di stare per ore seduta ad un bistrot con una sigaretta, un libro ed una tazza di caffè; a te che mi hai insegnato a godere delle parole flâner, da vivere come una vera filosofia di vita, e mi hai insegnato canzoni di Serge Gainsbourg che ancora oggi mi ritrovo a cantare inconsapevolmente. Quello che ho raccontato in queste pagine, l'ho vissuto grazie alla sensibilità che mi hai saputo trasmettere. Ho in qualche modo visto Parigi attraverso i tuoi occhi ed avrei voluto condividere molti dei momenti raccontati che sono sicuro avresti amato follemente. A te Emilia che sarai per me sempre una cosa sola con Parigi, dedico questo racconto con immensa gratitudine e, nonostante la vita non ti stai regalando molti momenti sereni, mi auguro ci possa essere presto una Parigi da vivere ancora una volta insieme.
Aggiunta del 08/10/2025
A te che non ci sarai più per la mia prossima volta a Parigi, mi rimane solo la speranza che in qualche modo, in qualche forma io ti possa ritrovare seduta li a quel caffè, in prima fila per guardare la gente che passa, mentre sorseggi un caffè e ti fumi una sigaretta. Sorriderai a me ed alla vita che hai sempre amato fino all'ultimo istante. Mi mancherai, ma so che ci sarai sempre. Con tutto il mio più profondo amore. Giorgio, ...la tua Parigi e le tue rose che custodirò sempre.