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Due storie d'amore dalle Eolie e per le Eolie. Storia 1

Quante forme d’amore conoscete? Ce ne sono tante e tutte straordinarie e tra queste quella che può nascere tra noi ed un luogo delle origini o che abbiamo eletto a nostro rifugio del cuore. Esiste poi anche l’amore per l’arte come strumento per esprimere la propria interiorità ed esiste infine l’amore come sentimento di condivisione generosa di momenti di bellezza e d’arte. Questo è il presupposto che accomuna le due storie che vi vogliamo raccontare e che abbiamo avuto il grande privilegio di incontrare sul nostro cammino di scoperta tra le Isole Eolie.

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STORIA 1. Isola di Stromboli. Un caldo giorno di giugno

Esiste un’isola per i turist iche che sbarcano ai piedi del maestoso cono vulcanico che sfiora i 1000 metri d’altezza e gli altrettanti che si inabissano nel mare blu cobalto; esiste un'isola fatta di chiassosi esercizi commerciali che ti conducono sino alla chiesa di San Vincenzo da dove la terrazza spazia verso Panarea e Strombolicchio. Esite poi  il romanzo stile Dolce Vita dell’Amore tra  Roberto Rossellini ed Ingrid Bergmann  durante le riprese del film “Stromboli” appunto! Oggi la casa che li ospitò è in un desolante stato di abbandono e diventa difficile fantasticare di fronte alla porta sbarrata e polverosa (rimane una semplice lapide!); oggi l’isola dopo il Covid e poi dopo l’incendio del maggio 2022 scoppiato sul set di una Fiction mai trasmessa dalla Rai nel tentativo di  .... simulare un rogo … (ops che sbadataggine! Ma voi ne avete sentito parlare?) e, come se non bastasse, dopo il nubifragio dell'agosto 2022  che ha nuovamente messo in ginocchio la popolazione, suscita un senso di "stanchezza" e di decadenza che stringe il cuore. Per sentire la forza dirompente di questa isola occorre guardare in su...verso Iddù oppure muoversi verso San Bartolomeo e trovare ville e residenze avvolte da giardini lussureggianti, la spiaggia del Fico Grande e poi lungo le  vie che si inerpicano verso il cratere lungo sentieri trekking di discreto impegno per raggiungere al massimo i 400 metri (la vetta è ormai interdetta per motivi di sicurezza). Lungo una di queste vie il nostro Massimiliano ci ha organizzato un incontro con Salvatore Russo, scultore autodidatta nativo dell'isola.


Arriviamo al cancello dove facciamo fatica ad entrare a causa di un’Ape Piaggio che ostruisce la stretta via con il suo carico di materassi. La bouganville incornicia il sentiero che porta ad un grande patio dal sapore vissuto e ricco di oggetti. Qui incontriamo per la prima volta Salvatore e le sue sculture che sembrano raccontare molto di quell'uomo che è così reticente a parlare di se stesso per non autocelebrarsi. Sono loro a parlare ed a dare voce e sentimenti ad una persona che si presenta a  noi a piedi nudi, carnagione bruciata dal caldo sole stromboliano e con quei occhi pieni di una grande gioia di vita.

le forme della pietra di Stromboli

Massimiliano accenna qualche domanda per conoscere chi è questo artista che sta di fronte a noi, ma Salvatore in una modestia disarmante a fatica si apre, a fatica accetta la definizione di artista per un uomo che era un muratore ed all’arte ci è arrivato come autodidatta.  Ogni domanda per Salvatore è quasi un’occasione per negare ogni tentativo di celebrazione del suo lavoro .... a lui interessa altro. Non l’autoaffermazione, ma la materia, la materia che emana l’energia del vulcano e che Salvatore plasma.

Ogni angolo ospita pietre raccolte durante l’epoca in cui Salvatore aveva l’impresa edile (già al tempo il suo estro artistico lo rendeva  "speciale" rispetto ad altri e tra i suoi clienti che ristrutturarono casa sull'isola ci furono anche Domenico Dolce e Stefano Gabbana), alcune sono sbozzate ed in attesa dell’ispirazione conclusiva, altre sono complete e dopo mezz’ora di questa immersione nel mondo di Salvatore Russo, le sue opere hanno raccontato molto della forza interiore, della sua poetica che unisce un mondo ancestrale al surrealismo contemporaneo. Quel giardino intorno alla casa di famiglia è davvero un parco pieno di poesia dove il Vulcano è il totem che Salvatore ha consacrato con una sua opera che funge cornice ed indirizza lo sguardo  affermando simbolicamente l'autorevole ruolo di Iddu.

Ma conoscere Salvatore significa incontrare un sognatore che ha ereditato il testimone di artista dell’isola e di un uomo che crede che nella bellezza condivisa, scambiata e amplificata insieme ad altri uniti nella passione per le arti in tutte le sue forme.  Così Salvatore dal 2022 passa due anni a stravolgere parte del suo giardino e costruisce un vero e proprio teatro a disposizione della comunità e di altri altri artisti: un luogo performativo o semplicemente di incontro, un luogo esso stesso d’arte dove le singole pietre sono collocate ad arte e con una forza espressiva in continuo dialogo con Stromboli.

Il tempo passa in un luogo sospeso e forse il volto sorridente di Salvatore e l’atmosfera informale ci hanno regalato uno dei volti più belli ed autentici che questa isola può offrire. Riprendiamo la strada per andare al porto e tutta la famiglia Russo ci accompagna per un ultimo saluto come  amici al termine di una serata trascorsa insieme. I loro sorrisi rimarranno scolpiti nelle memorie di questo viaggio.

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